João Freitas
Untitled, 2020
Carta vetrata
28,5 x 23,5 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Fogli di carta vetrata sfibrata dall'utilizzo mostrano i segni della loro composizione e la loro fine. L'uso ne svela la struttura interiore e la composta fragilità del materiale. Un tentativo di recuperare una delle materie prime che formano la carta vetrata, levigando e carteggiando fino ad arrivare alla carta. In questo modo si rivela la superficie su cui è stata incollata la sabbia. È quasi come un disegno cancellato nel desiderio di recuperare la superficie pura.
183 gr, 2022
Olio su lino
17 x 10 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena
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La serie dei “Libri dipinti” di Xiao Xhiyu (CHN, 1996) riproduce nelle dimensioni e nel peso una copia del libro attraverso la stesura di un impasto a base di polvere di ferro, che dà consistenza e volume alla tela, e la successiva raffigurazione del fronte - o del retro - del libro con la relativa costola. Lavori, che si articolano intorno all’idea stessa di riproduzione e mimesis, in cui l'artista riflette sulla dialettica fra copia ed originale invertendo il loro rapporto al limite del paradosso. La copia del libro preso a modello della pittura diviene “originale”, mentre la tela dipinta, l’opera unica, ne risulterebbe soltanto la copia. Il ritratto di un oggetto prodotto in serie stravolge lo statuto ontologico del soggetto ritratto; l'opera ed il modello sono dunque allo stesso tempo copie e originali.
Untitled, 2021
Olio su tela
130 x 100 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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L’indeterminata costante della variabile temporale della serie dei dipinti/testo di Xiao Zhiyu, in bilico tra immagine e documento, dove lo spazio della tela - il luogo e l’oggetto dell’osservazione - acquista la dimensione interiore della durata, svela i meccanismi percettivi legati alla osservazione della pagina dipinta, una metavisione che genera ipertesti o slittamenti linguistici. Bibliografie, riferimenti, note, indici, didascalie diventano elementi in grado di aprire nuovi sillogismi, sguardi, interpretazioni alimentando nuove connessioni, conversazioni, significati in un processo infinito che genera conoscenza, sapere e immaginazione.
Oratorio, 2019
creta cruda, sabbia di clessidra 60”
43,5 cm x 26 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Le sculture sono realizzate dall’artista Marco Andrea Magni tornendo la creta - materiale proveniente dalle colline circostanti - mescolata alla sabbia temporizzata estratta da una clessidra che misura un'ora. Il tempo diviene materia plasmabile, elemento di cui sono composte le opere. L'utilizzo dell'argilla cruda altera la dialettica fra contenuto e contenitore: il vaso perde la sua funzione di recipiente, inutilizzabile per contenere liquidi che ne determinerebbero il suo disfacimento.
Still life, 2020
olio e gesso su cotone
80 x 68 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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In questa serie di lavori l’artista olandese Mirthe Kluck ha inteso stabilire un legame tra l'uso del tubetto di colore e quello di dentifricio, interrogandosi sulla perfetta composizione cromatica del dentifricio multicolore. Imitando questo meccanismo con i colori a olio, l’artista ha steso il composto di colori con le spatole e successivamente l’ha raschiato via di nuovo. Le tele sono state precedentemente preparate applicando la vernice a spatola sul cotone grezzo, in modo che il tessuto rimanesse parzialmente visibile. Il risultato è una serie di tele in cui, nonostante la casualità e il processo in gran parte incontrollato, sono state create composizioni che sembrano evidenti. La composizione dell’immaginario collettivo occupa un posto centrale nel lavoro di Mirthe Kluck, e attraverso questo l’artista gioca con le convenzioni, le aspettative e la meraviglia dello spettatore. Mentre alcuni pensano di vedere del vero dentifricio sulla tela, le macchie evocano anche associazioni di fiori, uccelli e piccoli paesaggi o, tra le altre cose, il logo della Pepsi Cola, a seconda di ciò che vi riconosciamo.
Untitled, 2021
olio su lino
125 x 95 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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L’opera fa parte di un ciclo di lavori che ritraggono pagine di cataloghi o saggi di storia dell’arte. Partendo da una serie di considerazioni sulla nozione di architettura del tempo riportare da David Joselit nel suo saggio “Painting Beside Itself”, l’artista riflette sulla struttura temporale della pittura realizzando una serie di lavori che “ritraggono” una pagina, in cui il tempo della sua percezione diventa spaziale, “per restituire in immagini la linearità della lettura”. Xiao Zhiyu dedica le sue tele a macro ingrandite di libri concentrandosi sulle pagine che presentano testi, bibliografie, citazioni e didascalie. L’indeterminata costante della variabile temporale della serie dei dipinti/testo, in bilico tra immagine e documento, svela i meccanismi percettivi legati alla osservazione della pagina dipinta, una metavisione che genera ipertesti o slittamenti linguistici.
João Freitas
Untitled (April, I), 2022
Cartelle trovate
40 x 30 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Cartelle di documenti o fotografie di cui l'artista recupera il passato e l'aspettativa di ciò che avrebbe potuto contenere. Un oggetto trovato che lascia l'immagine di un contenuto d'archivio scomparso invertendo la dialettica tra contenitore e contenuto. L’opera sintetizza efficacemente la poetica di João Freitas ed il suo rapporto con i materiali - prevalentemente carta e materiale di risulta - compreso tra il logorio e la salvazione.
Pixel dream work, 2022
acrilici su nastro in fibra di vetro e poliestere
50 x 40 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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I lavori di questa serie sono nati dall'accatastamento dei dipinti non-finiti su una pila nello studio dell’artista. Le tele sono state successivamente avvolte da bende di rete sintetica su cui è stato colato il colore acrilico. La griglia schiumosa simile a una nuvola rivela parte del tartan dipinto sotto, non permettendo di essere certi di ciò che si vede: un colore, un'ombra o una piccola creatura che si nasconde nelle formazioni nebulose.
Eugenia Vanni
La pittura intorno: lino dipinto fra il rosso, 2019
olio su stoffa macchiata di colore
40 x 50 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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La pittura di Eugenia Vanni, apparentemente astratta e informale, è in realtà il frutto di un'elaborazione concettuale rigorosa in cui le fasi della pittura diventano i "luoghi" da ritrarre. Un ideale di mimesis che trasforma la tela da semplice supporto ad oggetto privilegiato di riflessione sulle possibilità della pittura di farsi modello di se stessa. Le tele con le macchie colorate sono realizzate utilizzando gli stracci che l'artista usa per pulire i pennelli. Una macchia di colore viene isolata seguendone i contorni e riproducendo minuziosamente la texture della tela di lino intorno al colore. In tal modo la macchia risulta l'unica parte non realmente dipinta del quadro. Noterà sul bordo dei due quadri (il bianco ed il nero, ma anche del rosso) le condizioni originali dello straccio su cui l'artista dipinge, è un tessuto ormai policromatico, che ha raccolto i residui dei pennelli. Tuttavia se si considera che le macchie sono il risultato della pulitura dei pennelli, si potrebbe considerare pittura ugualmente. Il lavoro di Eugenia Vanni si muove tutto all'interno della pratica pittorica; le fasi, gli strumenti e le tecniche vengono combinati ed arricchiti di nuovi significati e finalità raggiungendo i vertici paradossali di una pittura al tempo stesso figurativa ed informale/gestuale.
Marco Andrea Magni
Tornasole, 2019
Bronzo, acqua di Fontebranda, oro
47 cm x 59 cm x 5,5 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena
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L'opera è costituita da un foglio di bronzo estremamente leggero, dalla tramatura molto fitta, che è stato immerso nelle acque delle fonti monumentali di Siena - in particolare nelle fonti di Fontebranda - come per setacciare l'elemento. Successivamente sono stati sottoposti ad un bagno galvanico in oro che ha messo in rilievo l'affiorare della patina sulla superficie e fissato la forma dell'acqua.
Fantasma, 2018
vetro antiriflesso, legno intarsiato, vetro riflettente
37 cm x 42 cm x 4 cm.
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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La relazione fra la cornice esterna e quella in essa contenuta si integra dei riflessi che balenano e scompaiono sulle superfici dei vetri. Il cristallo antiriflesso racchiuso nella cornice antica rivela un vuoto presente, un'assenza che si materializza nell'immagine fuggevole che passa davanti ai nostri occhi il tempo di uno sguardo. L’interazione con la superficie riflettente della cornice esterna genera uno sdoppiamento dell’immagine e manifesta l’apparizione
Oscar Abraham Pabòn
Untitled, 2019
mattone d’argilla, colore ceramico, foglia oro
8,4 x 4,3 x 6,5 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Il mattone è uno dei materiali privilegiati nella pratica artistica di Oscar Abraham Pabòn. Il laterizio in terracotta viene sottoposto a smaltatura e ad una seconda cottura che vetrifica il materiale. Il mattone diviso e sfondato al centro mostra il suo interno viscerale. Le due metà si ricongiungono a ricercare l’unità materiale perduta e trasformata nella sua realtà di oggetto lavorato.
Prefigura, 2017
magnete al neodimio, cornice, vetro
40 cm x 49 cm x 6,5 cm.
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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L’opera consiste di un magnete in neodimio nascosto nella cornice. La disposizione concentrica delle superfici sovrapposte genera l’attrazione dello sguardo verso un soggetto che non si dà. Una sorta di finestra costituita da due passepartout che incorniciano un rettangolo vuoto, e al tempo stesso lo sguardo attratto dello stesso spettatore con un inquadramento che prefigura. I passe-partout non distanziano più un lavoro posto al loro interno, non sono più elementi di supporto all’immagine, ma diventano l’immagine stessa.
Spazio punto, 2016
magnete al neodimio, cornice, vetro, chiodo placcato oro
22 cm x 25 cm x 3 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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La superficie del vetro viene punta da un chiodo dorato nel centro esatto del quadro, sul retro del quale è montato un magnete al neodimio. Il chiodo perde la sua funzione nascosta di sostegno - al supporto, alla superficie - e diventa immagine, cardine, punto cospicuo d'orientamento nello spazio, e condensa tutta la superficie nello spazio di un punto che non ha dimensione. Spazio punto è la trama universale della umana commedia che vaga tra certezza e smarrimento nel tentativo di indirizzare il proprio percorso.
Xiao Zhiyu
Untitled, 2022
olio su tela
40 x 30 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Xiao Zhiyu
Untitled, 2022
olio su tela
40 x 30 cm
Courtesy Galleria FuoriCampo, Siena.
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Le opere sono il risultato di una riflessione sull’idea di archivio e di memoria digitale, e aprono un confronto fra realtà e percezione sospese in uno spazio-tempo che ha la dimensione della durata interiore. I soggetti rappresentati non offrono particolari riferimenti concettuali o ideologici ma anzi si mostrano nella loro spontaneità quasi di immagine rubata che provengono dalla memoria digitale – l’archivio immateriale - del cloud e attivano il processo pittorico vero e proprio. Particolari di un’esistenza dove i luoghi si confondono con l’atmosfera - e viceversa - ed il tempo mostra la sua duplicità di istante continuo che non ha connotazione oltre al ricordo.
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